Cristina Colasanti (genitore): "Difficilissimo fare il genitore di una atleta, si rischia sempre di sorpassare la sottile linea tra un genitore attento all'attività della figlia e un genitore che si improvvisa DT, mettendo bocca su argomenti dei quali è assolutamente digiuno, iniziando discorsi, alla fine dei quali mia figlia mi dice: Le cose della mia squadra tu non le devi sapere”
(SPORTING PAVONA) - Pavona, 17 Agosto – Prosegue la girandola di interviste ai genitori degli atleti dello Sporting Pavona Castelgandolfo; al vaglio, esperienze, aspettative, difficoltà nella gestione della pratica sportiva. Sarà oggi una mamma, la Sig.ra Cristina Colasanti, che ci racconterà come è vissuto dalla famiglia l’impegno pallavolistico della figlia Francesca. Cosa ci si aspetta dall’ambiente sportivo, nel quale il proprio figlio trascorrerà parte della propria vita? “Due anni fa cercavo una palestra di pallavolo per mia figlia, ma non una qualunque, una dove al di là dei risultati si divertisse, trovasse un ambiente adatto a lei. Questa era la mia aspettativa... vederla felice. La sua era di giocare a pallavolo”. La scelta a volte è soggettiva, ed è in linea con quelle che sono le convinzioni ed i modi di fare della famiglia, quale società sportiva avete scelto? “Abbiamo scelto lo Sporting Pavona Castelgandolfo. Non è stato facile scegliere, e non è facile poi inserirsi in un gruppo già formato. Dopo due anni al Pavona credo che ... ci siamo riuscite”. Quanto è stato difficile trovare il giusto equilibrio tra lo sport e le altre attività? “Molto difficile. Il risultato è arrivato dopo due stagioni molto intense, tre allenamenti a settimana, la presenza oltre che nella sua categoria (under 16) anche in under 18 e una breve presenza in serie D, la scuola che pesa come un macigno e la blocca spesso, fino a dover arrivare al compromesso di non poter andare in palestra più di quattro volte a settimana”. Abitate a Santa Maria delle Mole ... “Si è vero, e con lei mi impegno anche io a portarla avanti e indietro da Pavona e poi in giro ovunque si debba andare a giocare in trasferta. Inutile fare gli eroi ... è un gran sacrificio!”. Note dolenti, e se poi il figlio non gioca in gara? “E’ dura farsi ore di macchina per poi magari vederla in panchina tutto il tempo della partita. Ecco la cosa più dura per un genitore ... non poter partecipare al gruppo che è in campo”. E durante la gara allora cosa si fa? “Innanzi tutto non si capisce perchè si usa una strategia piuttosto che un'altra, ed allora ... si tifa, si tifa come matti”. Nel pre gara, diresti che sono più tese le ragazze o i genitori? “Allora, si parte carichi da casa, si partecipa al nervosismo di queste atlete e si cerca di calmarle mentre noi genitori siamo più in tensione di loro. Che presuntuosi!!!”. E quando la gara è finita? “Conclusa la partita, il tifo, la tensione, allora in macchina iniziano grandi chiacchierate liberatorie”. Francesca cosa ti dice? “In quel momento mia figlia mi spiega il perchè di tutto quello che è successo, esterna la sua felicità per la vittoria o la rabbia per la sconfitta ma alla fine l'unica cosa che rimane è la felicità di praticare la pallavolo” Quanto è difficile fare solo l’accompagnatore e non il genitore durante la gara? “Difficilissimo fare il genitore di una atleta, si rischia sempre di sorpassare la sottile linea tra un genitore attento all'attività della figlia e un genitore che si improvvisa DT” – riprende Cristina – “... mettendo bocca su argomenti dei quali è assolutamente digiuno iniziando discorsi alla fine dei quali mia figlia mi dice: le cose della mia squadra tu non le devi sapere”. Che personalità Francesca ! Possibile che ti sta lanciando un segnale del tipo “non invadere il mio mondo?” “In effetti mi ricorda che lei è il giocatore; è felice ed io devo solo supportarla”. L’esperienza sportiva contribuisce alla crescita di Francesca? “Riconosco che praticare questo sport le sta anche dando delle basi per la vita fuori dalla palestra, tanto da aver maturato in poco tempo sentimenti come lo spirito di corpo, accettazione del confronto con gli altri o l'accettazione di una delusione”. Se poi, unitamente alla prioritaria crescita della giovane, arriva anche qualche gioia sul campo ... “In questa ultima stagione poi il medagliere l'ha ripagata di tutti i sacrifici: la gioia dell'11 e poi del 17 giugno sarà difficile da dimenticare!!!”. E concludendo, in tutto questo, la motivazione che ripaga dei tanti sacrifici la famiglia di Francesca? “Per quello che riguarda me, sono due anni che centro sempre l'obiettivo: mia figlia cresce in maniera salutare e felice”. Grati a Cristina per aver accettato questo interessante confronto, che ha offerto significativi spunti di riflessione, che delineano i confini delle relazioni tra tutte le parti in causa concorrenti alla crescita dei nostri figli, in un contesto sportivo. di Fabrizio Trivelloni Mail i[email protected] Cell. 3392742961 Fonte: Ufficio Stampa
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November 2017
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